Benessere Vs Successo Aziendale?

Pensare al benessere e non prioritariamente al soldo non vuol dire essere ingenui o fallimentari, ma è più propriamente pensare al profitto, all’investimento efficace per l’efficienza e la qualità.

Il falso mito che l’imprenditoria ha unico scopo, il guadagno a tutti i costi, al prezzo del lavoratore (in ore di straordinari, flessibilità, disponibilità, indottrinamento), è un’immagine utilizzata per giustificare l’immobilità o la mancanza di energie (o presunte opportunità), anche da parte del dipendente stesso, per il cambiamento delle situazioni di malessere o di emergenza.


Foto di Clker-Free-Vector-Images da Pixabay


Probabilmente esistono delle persone sprezzanti della vita umana e concentrate sul guadagno, ma non farei mai a cambio con loro e credo neanche tu.

Per cambiare non basta solo parlare, riuscire ad avere un incontro per discutere le proprie idee, si tratta soprattutto di fare. Stiamo parlando di quando l’impresa ha atteggiamenti a-responsabili o irresponsabili, non parlo di analizzare come fare il lavoro in senso generico a livello operativo.

Parlo di atteggiamenti e delle attività di supporto e tecnico d’impresa che ne definiscono la condotta e la presa sociale interna ed esterna. È diventata nozione comune, pensare ad un mercato esterno ed interno da prendere in considerazione per il management.

Il benessere interno porta al benessere dell’impresa con l’idea imprenditoriale giusta, con il plus aggiunto di portare a maggiore competitività e promozione/produzione alla realtà aziendale in cui ci si applichi.

È un concetto vecchio e va comunque ribadito: dove si sta bene, si lavora bene e si fa un buon lavoro.

Nella pratica, come faccio a rendere il mio posto di lavoro un luogo dove si stimoli e si promuova il benessere, il bene ed il buono? Come applico il bene perché sia produttivo?


Foto di Kenny Eliason su Unsplash


Innanzitutto, sfatiamo un mito che ci hanno venduto per decenni: la mansione lavorativa ci definisce nelle relazioni con colleghi e probabilmente con parecchi della cerchia dei pari.

Però, nel proliferare di piccole e medie imprese,

  • per la scarsità di risorse economiche su cui investire,
  • per la mole di competenze richieste all’entrata nel mondo del lavoro e per cui la formazione non prepara,
  • per la complessità delle interdipendenze dettate dal mercato (la gestione del cliente, il marketing, i trasporti, i tempi di risposta, l’aumento di concorrenti),

che ci si occupi in maniera esclusiva di una materia e che si possa guardare al proprio, solo, singolo compito, è una chimera quanto un unico lavoro a tempo indeterminato. Il tabu ormai è stato infranto, l’onorevole sudditanza ad un unico posto di lavoro (e competenza) per i propri progetti di vita, per la propria realizzazione, è stato spazzato via, l’individualismo ha esondato questo argine ed è comune voler cambiare lavoro, e farlo!

L’idea stessa di mantenere la medesima mansione, di svolgere per trent’anni una routine lavorativa identica, in cui cambiare solo la mole e la larghezza, è paradossale. Il lavoro, ora lo possiamo dire, è sopravvalutato!



Foto di Markus Spiske su Unsplash


Il problema è che non sappiamo se possiamo sentirci realizzati o avere un senso senza un orizzonte lavorativo? Il lavoro è davvero poca cosa! Certo ha i suoi lati positivi, ma non ci definisce e soprattutto non ci esaurisce. Può esaurirci, ma ci toglieremo gran parte della bellezza e del senso della vita, la ricchezza di ognuno, dei sensi, dell’esperienza di questo mondo e delle relazioni con gli altri.

Dobbiamo per forza aspettare la pensione per porci qualche domanda esistenziale e metterci in crisi per una risposta, per darci un senso? Vogliamo aspettare di essere meno in forze per prenderci il tempo di viaggiare o goderci quelli che saranno gli anni tra i più energici della nostra vita, dove con maggiore facilità possiamo fare senza preoccuparci degli acciacchi?

Godiamoci e facciamo godere della vita che abbiamo, sotto quest’ottica si può costruire e sviluppare un’azienda.

Facciamo godere le persone di un viaggio, di una vera impresa che attraversa, accompagna e di cui sei tu partecipe ma anche gli altri colleghi e dipendenti.

Iniziamo a cambiare, migliora la comunità che vive il lavoro, fa la differenza.

E se hai bisogno di qualche input, scrivimi della tua impresa.